Una strada per lo sviluppo della Campania
Alla fine della pandemia, l’economia della Campania si troverà ad affrontare uno dei momenti di crisi più forti dal secondo dopoguerra ad oggi. Serviranno tutti gli strumenti tecnici e finanziari per uscire da questa impasse.
Tra questi, possono giocare un ruolo molto importante le ZES e i Distretti Industriali nell’ottica di una visione di sviluppo sistemico e aggregativo dei territori.
Cosa sono e quali benefici sono destinati a produrre per la nostra economia? In sostanza, si tratta di aree geografiche nelle quali sono previsti strumenti e agevolazioni agli operatori economici che vi operano. Volendo dare una definizione quasi testuale di Zone Economiche Speciali (ZES), possiamo dire che si tratta di “aree geografiche nell’ambito delle quali un’Autorità governativa offre incentivi a beneficio delle aziende che vi operano attraverso strumenti e agevolazioni che agiscono in un regime derogatorio rispetto a quelli vigenti per le ordinarie politiche nazionali”.
In Italia la normativa ZES è stata recepita con il D.L. 91/2017, il cosiddetto Decreto Sud anche se è solo con il D.P.C.M. 25 gennaio 2018, n. 12 che si arriva a regolarne la vera e propria istituzione. L’istituzione delle zone economiche speciali è attivata a seguito di proposte di istituzioni di ZES presentate dalle regioni meno sviluppate tra cui la Campania, dove sono già in atto protocolli ad hoc per la loro istituzione, anche a Salerno e provincia. Tra l’altro, la nostra regione è stata la prima ad approvare il Piano di Sviluppo Strategico della Zona Economica Speciale.
I distretti industriali, invece, sono concentrazioni di piccole e medie imprese specializzate nella produzione di uno stesso bene, o di parti di uno stesso bene, in un territorio la cui popolazione è caratterizzata da tratti socio-culturali comuni.
Le imprese che vi appartengono risultano spesso specializzate in una fase del processo produttivo e fortemente integrate. La rete che lega queste imprese, però, non è soltanto economica, ma anche culturale e valoriale. Quest’ultima dimensione dei distretti industriali è stata uno dei suoi maggiori punti di forza, permettendo di dare vita a rapporti di collaborazione basati sulla conoscenza e sulla fiducia che si sono spesso rivelati duraturi.
Le imprese che formano i distretti industriali sono tipicamente di dimensioni piccole e medie.
Una delle caratteristiche che ha permesso il successo dei distretti industriali è la spiccata capacità di unire specializzazione e flessibilità.
I maggiori punti di debolezza dei distretti industriali invece sono: l’assenza di strutture dedicate alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti; una scarsa forza commerciale e di marketing; basso potere contrattuale verso clienti e fornitori; scarsi mezzi finanziari.
Allo Stato, la legislazione italiana riconosce 200 distretti industriali.
Il maggior numero di distretti è localizzato al Nord-est, tradizionalmente l’area territoriale di riferimento del modello distrettuale italiano. I distretti del Made in Italy sono 130, ben il 92,2% dei distretti industriali del Paese; sono maggiormente presenti nei settori della meccanica (il 27,0%), tessile-abbigliamento (22,7%), beni per la casa (17,0%) e pelli, cuoio e calzature (12,1%).
Nello specifico in Campania sono presenti 8 distretti industriali. Per l’esattezza, sono presenti a Marcianise, Solofra, Sant’Agata dei Goti – Casapulla, San Marco dei Cavoti, San Giuseppe Vesuviano, Grumo Nevano – Aversa – Trentola Ducenta, Nocera Inferiore – Gragnano e Calitri.
Indubbiamente come le Zone Economiche Speciali, anche i distretti industriali possono concorrere alla ripresa economica del nostro territorio dopo il Covid-19 anche grazie ad alcune misure finanziarie ad hoc, in primis il Contratto di Sviluppo promosso da Invitalia.